Dici Valentino, dici Paris: gli anni della formazione Valentino Garavani se li passa à Paris, chez M. Guy Laroche; e non puoi non dire Roma perché è lì, in Via Condotti, che Valentino Garavani diventa, semplicemente, Valentino. La Città Eterna finisce per rendere un po’ eterno pure lui, uno per cui fare moda significa una cosa soltanto: ricercare e creare la bellezza. Simply beautiful. Simply, proprio.
Dal 29 novembre al 3 marzo, però, dici Valentino e dici anche London Town. L’Ultimo Imperatore della Couture si è presentato alla Somerset House con il non trascurabile seguito di più di 130 abiti degli archivi storici della Maison. Li ha selezionati personalmente il Maestro, il Mito, insomma lui, per una mostra che una qualsiasi fanciulla dotata di anche solo una appena accennata sensibilità estetico-artistica-fashion non deve perdersi. Non può. Suvvia, quante volte può capitare in una vita di rimirare modelli indossati da icone del calibro di Sophia Loren, Monica Vitti, Grace Kelly e Jacqueline Kennedy Onassiss (una delle preferite di Mr Garavani, per stile, personalità, intelligenza carisma)? Tutti insieme? Risposta: una. E’ questa qui l’occasione. Grazie Valentino grazie.
Grazie Valentino grazie anche per il wedding dress con cui Marie Chantal Miller è diventata principessa di Grecia: molto di più di un trionfo di seta avorio e pizzi, ma la celebrazione delle “petite mains”, cioè di quel lavoro in atelier silenzioso ma sapiente, incessante, teso alla perfezione, sempre e comunque. Che poi è il senso della couture. No?
E grazie Valentino grazie per il Valentino Garavani Museum, vero e proprio museo virtuale in 3D: praticamente immenso, praticamente un sogno (www.valentinogaravanimuseum.com). Ah, grazie anche per il glossario di termini tecnici contenuto nella guida all’exhibition: non si può rischiare l’infarto ignorando cosa siano crepe de chine, chiffon e georgette. Non si può.
“Caro Valentino, sei il numero uno. Donatella”. Così scrive Donatella Versace in un fax esposto insieme ad altre perle di corrispondenza privée in una sezione apposita della mostra. Mi sa che forse la Donatella proprio tutti i torti non li ha.
Ps Mr Garavani ha dichiarato che sì, la Jackie lui l’ha amata tanto ma che sarebbe un onore straordinario per lui poter abbigliare sua Maestà: come a dire, Elisabetta, guarda che io, quando vuoi, ci sono. Ecco, vedere the Queen in Valentino, quella sì che sarebbe una rivoluzione. Altro che presa della Bastiglia.
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