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Meetic, addio

Scritto da: Silvia Paoli , Dicembre 15, 2020

È tutto cominicato al primo lockdown. Mi sono abbonata a Meetic, tanto per chattà…perché me sentivo un friccico ner core.

Dopo aver perlustrato le ampie praterie del web dove pullulano profili di uomini troppo assurdi per essere veri, che nel nickname inseriscono NoAbb (per dire che non hanno abbonamento e che quindi non possono usare certe funzioni, mamma la tristezza), oppure frasi di spicco tipo “sevuoiosare” o “cercoamante” (ma va), ho chattato con quelli che mi parevano – sbagliavo – meno peggio, ma al terzo messaggio se va bene ti mollano lì il numero e dicono: se vuoi chiamami, sai non sto tanto sul web. Ogni volta che apri l‘app, sono connessi, immagino stiano disseminando il numero a destra e sinistra, a meno che non siano manutentori della rete e presenti h24. 

Un tipo che mi pareva simpatico dal nome in codice “Piazza Maggiore”, professione commerciante di oggetti rari, mi ha bloccato dopo che gli avevo chiesto se aveva venduto la stele di Rosetta. Mi pareva raro come oggetto, ma forse si sarà offeso o non aveva a portata di mano Wikipedia, non so, fatto sta che mi ha bloccato e non mi sono neanche potuta scusare. Ok, prima gli avevo chiesto se aveva una Wunderkammer, ma mi pareva un bell’argomento di conversazione. Giorni dopo, andando a stalkerare, il profilo era indisponibile. Si sarà venduto anche quello.

Poi è stata la volta di “grazie per avermi risposto sai ho una malattia per cui non sono autonomo”, che – al netto del senso di colpa – mi ha lasciato anche turbata, perché mi dispiaceva veramente, e capivo e condividevo i commenti tristi sul panorama degli abbonati al “Servizio”.

Poi, mossa da spirito d’avventura, ho anche scritto a un tipo che aveva veramente un bel viso e mi aveva messo un like, e che mi ha dato moltissima soddisfazione rispondendo a monosillabi e che lavorava in una cartiera.

Poi è stata la volta di un farmacista che doveva assolutamente conoscermi, ci tengo, veramente, questo il mio numero, chiamami, conosciamoci. E io: ma non possiamo conoscerci scrivendoci qua? Risposta: sono stanco. Stanco di..? 

Insomma un’infilata di casi umani-troppo-umani che si sono chiusi con il gran rifuto del neozelandese. Lui belloccio, 60 anni, mi adocchia (guarda più volte il profilo) ma non mi scrive. Scrivo io, attratta dallo specchietto delle allodole della sua formazione scientifica parecchio avanzata. Mi risponde quasi subito, dicendo che era passato una volta da Perugia per un tango ed è rimasto in Italia per 30 anni. Al che io, ovviamente, sono partita di fiction sottotitolata anche in mandarino, gli ho chiesto di sapere di più ma lui ha rimandato  dicendo che sua “figlia” in “California” aveva bisogno di lui per un problema alla macchina, e io, IO, ci ho creduto. Gli ho anche scritto: spero che sia tutto ok con la macchina. Avrà pensato: ma quale macchina?

Ad ogni modo, prima di dar spazio a altre domande, altre conversazioni, altre fiction, altre figlie in California, ha ben pensato di tagliare corto scrivendo che cercava qualcuno di ALTO. 

Giuro, più del farmacista stanco, del venditore di stele di Rosetta, del cartiere muto, del povero malato  più di tutto potè quell’Alto. Mi sono alzata e mi sono cancellata dalla App. Ovviamente solo dopo aver inviato la risposta di cui sotto. 

Questa è la ragione più convincente che potessi trovare per mollare questa App. Un messaggio chiaro, ma triste per la mia intelligenza e sensibilità. A ogni modo, grazie per avermi aperto gli occhi. Wishing you the best and the tallest. 

E anche questa App ce la siamo tolta dalla memoria dell’Iphone. 

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Tag:meetic, relazioni, uomini, uomini e donne

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